
Preghiera del cammino.
Signore, illuminami e guidami nella fede, nella speranza e nella carità.
La strada che Tu hai percorso sia da me seguita.
Tutto ciò che Tu ami, sia da me amato.
Tu, Luce, illumina le mie tenebre.
Tu, Forza, sorreggi la mia debolezza.
I miei occhi siano i tuoi occhi, le mie mani siano le tue mani, le mie spalle siano le tue.
Il mio cuore sia il tuo cuore, affinché i fratelli, tramite la mia umile e fedele presenza, possano incontrare te e nella fede vederTi e amarTi.
Signore, prendimi come sono e fammi come Tu mi vuoi.
Come una foglia rivolta al Sole!
Come si può essere cristiani oggi, nella Chiesa, in questo grande albero che è stato piantato due millenni fa? Beh, quello che si attende da ogni albero… ogni semplice cristiano deve essere come una foglia di un albero.
Ogni foglia d’albero si volge verso il sole e si sforza di cogliere la maggior quantità di luce possibile. Ogni foglia d’albero trasforma questa luce che riceve dal sole e con la sintesi clorofilliana essa produce della vita.
Se per disgrazia una foglia dicesse a se stessa: “Non ho bisogno del sole”, molto presto diventerebbe ingiallita, fiacca, morta, non servirebbe più a niente. Noi cristiani, foglie di questo grande albero che è la Chiesa, noi dobbiamo volgerci verso il sole della santità, che è Gesù Cristo, che è la Santissima Trinità; e ciascuno di noi, in questa contemplazione personale, proprio ciascuno, deve ricevere tutta la luce da Cristo immagazzinandola dentro di sé.
E se per caso pensassimo che la preghiera non è necessaria, che è perdita di tempo smettere ogni attività per guardare al Signore, diventeremmo allora questa foglia morta, fiacca, floscia, ingiallita che non serve a niente e non ha più né grazia né bellezza.
Ma stiamo attenti! La foglia che, col pretesto di ricevere più luce dal sole, si staccasse dall’albero e andasse ad esporsi, isolata, nel campo, in meno di due ore diventerebbe secca e morta. Occorre restare attaccati all’albero, a Cristo, ai nostri fratelli, al Corpo mistico, alla Chiesa, che sono una sola cosa.
La nostra unità in Cristo sorpassa ogni nostra rappresentazione umana.
Anche se nell’albero della Chiesa ci sono dei rami morti, andarmene altrove è un suicidio e un non-senso. E chi si riserva il compito di potare l’albero è Dio stesso.
Io non voglio essere altro che una foglia rivolta al sole … attaccata all’albero.
don Giuseppe

Preghiera a Maria
che scioglie i nodi.
Sotto la tua protezione e il tuo riparo
cerchiamo rifugio, o santa Madre di Dio.
Non sdegnare la nostra preghiera
nelle nostre difficoltà,
ma salvaci sempre da tutti i pericoli,
o Vergine gloriosa e benedetta,
nostra Signora, nostra Mediatrice,
nostra Interceditrice.
Guidaci a tuo Figlio,
affidaci a tuo Figlio,
portaci davanti a tuo Figlio.
Tu mi basti, Signore.
Signore Gesù, Tu sei i miei giorni, non ho altri che Te nella mia vita.
Quando troverò un qualcosa che mi aiuta, te ne sarò immensamente grato;
però, Signore, quand’anche io fossi solo,
quand’anche non ci fosse nulla che mi dà una mano,
non ci fosse neanche un fratello di fede che mi sostiene,
Tu, o Signore, mi basti,
e con Te ricomincio da capo.
Tu mi basti, Signore:
il mio cuore, il mio corpo, la mia vita, nel suo normale modo di vestire, di alimentarsi, di desiderare è tutta orientata a Te.
Io vivo nella semplicità e nella povertà di cuore;
non ho una famiglia mia, perché Tu sei la mia casa,
la mia dimora, il mio vestito, il mio cibo,
Tu sei il mio desiderio.
don Luigi Serenthà

La pazienza della giusta misura.
“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. (Arthur Schopenhauer -‘Parerga e paralipomena’)
L’essere umano tenta da sempre di stringere legami forti e duraturi con altre persone, ma proprio quando la vicinanza con l’altro si riduce ci si espone apertamente alle “spine”. Non a caso quando si entra in maggior contatto con una persona si rischiano i dolori più profondi, ma al contrario anche rimanendo lontani non si ha la possibilità di sopperire al freddo con il calore umano, vitale per l’uomo.
Qual è la corretta distanza da mantenere nelle relazioni (d’amicizia e non) per avere il giusto calore e allo stesso tempo evitare le spine? È meglio patire il freddo o dolore per la puntura delle spine? A noi piacerebbe rispondere in maniera chiara perché ciascuno cerca punti fermi e sicuri … ma questo racconto ci svela che forse la scelta più lungimirante non è definirsi in una posizione ma avere la pazienza della relazione che richiede dinamismo, movimento, sapersi continuamente mettersi in gioco e capire che questa agilità del cuore è la giusta misura!
Per il bello sguardo.
Signore,
guarda e proteggi me e tutti noi;
guarda i miei limiti e aiutami a superarli;
guarda le mie infedeltà e perdonami;
guarda il tuo amore e abbi misericordia;
guarda la mia confusione e diradala;
guarda la mia debole fede e rinforzala.
Fammi guardare dentro il mio cuore
e riconoscere lealmente chi sono.
Purifica il mio sguardo
e aiutami a superare antipatie e giudizi.
Illumina il mio sguardo perché mi accorga
di come vivo la mia vocazione.
Il nostro reciproco sguardo mi apra a ogni persona
e mi trattenga dal ritenermi migliore degli altri.
Il mio sguardo sia il tuo sguardo, per te, con te, in te.